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lunedì 12 gennaio 2009

L’USURA DI UN FORMAT E IL SENSO CRITICO NEL FERMARNE TEMPORANEAMENTE LA PRODUZIONE

I palinsesti delle reti della televisione generalista sempre più assumono i connotati di un cocktail di conferme e novità, in un rapporto di troppe a rare. Ciò, naturalmente, per la teoria giustificata dal soggiogamento alle sentenze di Re Auditel che per questo comanda e detta legge nel muovere le varie pedine che risultano più o meno gradite al pubblico. Non tanto per le novità, che necessitano di carburazione, di appeal iniziale senza il quale non si va in onda, di tempo per stringere rapporti con chi le visiona, quanto nell’ambito delle conferme dei vari programmi, ad un discorso è sempre dato vita, ragionevolmente e conformemente alle relazioni non scritte istituite tra Auditel, sperimentazione e usura di un format. Si reclama spesso la mancanza di inventiva nella creazione di un programma; spesso quindi si fa ricorso al pilastro, alla colonna, a quell’appuntamento immancabile che ciclicamente poi torna. Un format, una trasmissione che è in onda però troppo tempo, tirandone le corde, perde quella beltà, quell’aura di imbattibilità cui era ricoperta tempo prima. Entra in gioco l’usura, la spremitura di una trasmissione che dà origine a conseguenze diverse a seconda della tipologia di queste.

Un discorso, ad esempio, a sé stante è quello relativo ai reality show. La loro struttura fa in modo che determinate dinamiche si ripropongano nel corso di varie edizioni ed il pubblico, abituate a queste, finisce per annoiarsi nel loro scatenarsi. Si perde l’innovazione, la novità, quell’imprevedibilità simile, facendo un banale paragone, allo scartocciamento di un regalo. Appendice a parte, poi, il reinventarsi di questi abbraccianti più variabili che perseguono una deriva non voluta rispetto allo scheletro primario. I varietà, per assurdo, risultano essere i più vulnerabili rispetto all’usura, escludendo la particolarità dei reality show. Dotanti di schema fisso – il vecchio varietà con solo marchette, ballo e canto, con pizzico di recitazione senza un fil rouge non esiste più da un bel po’ di tempo – variano solo in quelli che possono essere gli ospiti, i momenti, i contenuti ma mai “esplosi” entro vari limiti che riguardo al primo genere vengono superati ben presto quando c’è moria d’ascolti. Ad esempio, I migliori anni propone una sfida tra decenni soprattutto a livello musicale: di puntata in puntata ciò che è trasmesso varia ma lo scheletro è fisso, è quello, conosciuto. E ne determina, innegabilmente, il successo o meno. Ma laddove vi fosse un suo spropositato uso, quell'appeal viene meno rispetto alla spremitura e alla cattiva gestione. Anche in questo caso si elimina dal discorso la deriva che determinati show non godenti del beneplacito del pubblico subiscono (ma soprattutto ordinano da par loro) nella volontà di non sprecare i soldi investiti. I programmi del daytime, invece, sono illesi rispetto a logoramento alcuno, nel senso che si tratta, grosso modo, di un troncone molto malleabile, essendo per lo più composto da contenitori e quindi da coprire giornalmente con ciò “che il convento passa”.

Vale il discorso inverso, però: quell’accanimento terapeutico. Quando si parla di usura, si ragiona pur sempre su un qualcosa che è di successo. L’accanimento, d’altro canto, è il cercare di risolvere la situazione quando questa non si presenta nel migliore dei modi. In questo caso vi rimandiamo ad un post scritto nel lontano luglio dello scorso anno.

La consunzione può essere evitata? Sì, naturalmente. Basta il buon senso nel dirigere un palinsesto, un giusto senso critico nel capire quando un calo di ascolti è giustificabile con la controprogrammazione o quando con l’appeal intaccato, l’avere una vena inventiva sempre aggiornata e attingente dai gusti del pubblico. Sembra tanto facile, eppure nessuno ne tiene conto. Visto questo, allora, lunga vita alle lunghe pause di una produzione. Per la serie: Ballando con le stelle sabato sera ha ottenuto 6.5 milioni quando due anni solo 4.5. Un caso?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Beh ...innanzitutto siamo alla prima puntata ... per Milly anche se credo che questa edizione andrà molto bene ...il tipo di programma ha i giusti ingredienti per appassionare una parte del pubblico tv del sabato sera ...facendo in modo che lo spettatore si affezioni al Vip in gara , esibizione dopo esibizione!
La Corrida invece ... non avendo un filo logico e cambiando protagonisti in ogni puntata ... si può seguire a tratti ...
Il format di Ballando ... insomma nn è usurato ... ma va solo usato in maniera occulata ... non 2 volte in un anno come è già successo in passato ...
Un giusto riposo ... a volte un cambio di conduzione, può essere salutare per un programma di successo da anni ...
Per il quotidiano invece ... il discorso è diverso ... la ripetitività e la longevità di certe proposte ... spesso premia ...perchè l'appuntamento si inserisce nella "vita quotidiana" delle persone ...
Ma comunque mai dormire troppo sugli allori ... i gusti e le scelte possono cambiare ... e così le proposte di palinsesto ... ogni tanto qualche piccola novità anche in tv nn guasta , non credi ?