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giovedì 9 aprile 2009

FRANCESCO FACCHINETTI: "PRIMA ERO SOLO IL FIGLIO DEI POOH, ADESSO HO TROVATO LA MIA STRADA!"

Francesco Facchinetti rappresenta un giovane che, volente o nolente, con capacità o meno, ce l'ha fatta. Sì, Facchinetti ce l'ha fatta davvero. Da concorrente della seconda edizione, lontana, lontanissima edizione dell'Isola dei Famosi, a inviato della quinta, a conduttore di X Factor di strada ne ha fatta. Non si è qui a fare le pulci al ragazzo, un simil Pupo per il cambio di veduta ad un certo punto della sua carriera, da cantante per ragazzine, stonatino e legato alla figura del "Capitano", a conduttore di uno dei talent più amati del nostro piccolo schermo. Francesco si è confessato in quest'articolo pubblicato da Il giornale e che noi riportiamo integralmente.

E adesso trovàtene un altro capace di crescere così in fretta. Francesco Facchinetti, che non ha ancora ventinove anni, sta girando uno spot, parla in modo torrenziale, esonda, divaga che è un piacere anche perché provateci voi a fermarlo: è impossibile. «Io sono sempre il solito cazzaro che ero a vent’anni, solo che adesso non ho più testa rasata a metà o cose del genere», minimizza con il suo buon senso sempre meno nascosto. In realtà non è più il «cazzaro» di una volta. In tre anni ha smesso di essere, nell’ordine: il figlio di Roby dei Pooh, l’aspirante cantante chiamato Dj Francesco, l’invadente fidanzato di Aida Yespica, il prototipo di quelli che scatenavano le pernacchie alla maniera di Michele Serra. È il golden boy della tv. «Tre anni fa ho sentito di trovarmi davanti a un bivio: una volta stabilita una direzione, non si può più tornare indietro». Direzione scelta: crescita professionale e pure umana. Dall’anno scorso conduce X Factor su Raidue, che è uno dei programmi di successo della tv, e l’altro giorno ha più o meno detto: prima i critici mi stroncavano, adesso mi adorano. Un caso madornale di voltagabbanismo. Vero, ma lui mica si autocompiace, anzi cambia il tiro: «Voglio allargare il discorso a tutti, non solo a me. A vent’anni si è per forza adrenalinici, magari non si piace a chi vuole cose elevate e non accetta che un artista deve testarsi, crescere, maturare». Insomma, «bisogna capire, non giudicare». Facchinetti è stato giudicato a raffica e le raffiche erano sempre ad alzo zero. «Ho letto delle frasi di Rafael Benitez, l’allenatore del Liverpool che più o meno ha parlato così: l’Italia è il paese con il miglior calcio del mondo ma non crede in se stessa. Sono d’accordo, è un discorso che vale per tutto». La verità, e Francesco Facchinetti lo dice scandendo le parole, è che «tutti vogliono fare qualcosa per definirsi, io faccio le cose per non definirmi, per non rimanere incasellato in una sola definizione: presentatore, cantante o quello che volete voi. Faccio le cose che mi piacciono, per le quali ho passione, non sono in competizione con gli altri». Intanto lui, che ha raccontato la sua evoluzione anche in Quello che non ti aspetti di Sperling & Kupfer, è un deejay, vero per di più, di quelli che siedono davanti al microfono a quindici anni e da lì idealmente non si alzano più anche se, come gli è accaduto, vincono l’Oscar come rivelazione della tv. La sua casa radiofonica è Rtl 102.5, dove tra l’altro ha condotto un bellissimo programma con Nicoletta De Ponti: fatti apposta l’uno per l’altra, quei due, sempre lì a punzecchiarsi giocando. A X Factor, invece, Facchinetti è un po’ «il padrone di casa» e quindi con Simona Ventura, Morgan e Mara Maionchi «si litiga ma tutto nasce e finisce lì: siamo amici e il nostro è un rapporto di rispetto. Mi arrabbio? Quasi mai, preferisco essere propositivo». Se la musica batte sul Due, come dice sempre, è anche vero che il ritmo spesso è lui a darlo, e lo fa sempre meglio. «L’anno scorso, la prima volta che sono salito a far le prove di X Factor ho pensato: accidenti, qui ci sono cento o duecento cristiani che lavorano per me. Quand’ero cantante, sul palco giocavo per me e basta, adesso è cambiato tutto». È bello quando là sopra, in diretta tv, lui zittisce questo o quello, chiama i cantanti, dirige il traffico come fosse un vigile tutto d’un pezzo ma poi quasi si commuove chiedendo l’impossibile a Morgan, cioè la sintesi. L’altro giorno Mike Bongiorno lo ha incoronato suo erede, lasciando di sasso Gerry Scotti. «No, in realtà di sasso ci sono rimasto io quando ho letto quella dichiarazione: l’erede di Mike è Gerry, altro che».
Senz’altro Francesco Facchinetti è erede «di una madre brianzola e di un padre stakanovista che mi ha insegnato che bisogna darsi senza essere troppo razionali». E poi dice una cosa che la dicono in pochi perché oggi la regola è negare, negare sempre: «Quello che ho è una fortuna e ho paura che prima o poi la perderò». Intanto adesso amministrerà la semifinale e la finale di X Factor, implorerà ancora un po’ Morgan e alla fine alzerà la mano al vincitore. «Tutti si aspettano che vincano i Bastard, ma in realtà al televoto sono tutti vicini, Juri, Matteo e Daniele. Hanno brani inediti, molto belli, che hanno scritto loro. Ma anche chi è stato eliminato, sta facendo un grande lavoro. L’altro giorno ero con Lorenzo Suraci, il presidente di Rtl, e ascoltando la canzone di Noemi abbiamo avuto la stessa sensazione che ci fece provare Giusy Ferreri l’anno scorso». Insomma alla fine decreterà il vincitore e poi il prossimo anno, «se la rete vorrà», sarà di nuovo lì, in via Mecenate, perché Francesco Facchinetti, ex figlio di, ex bello di padella, ex cazzaro, ha provato l’emozione di essere popolare «ma adesso voglio diventare credibile» e meno male che ci sono ancora artisti così che crescono davanti agli occhi di tutti, critici compresi.

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