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giovedì 1 gennaio 2009

AGRODOLCE A RISCHIO CANCELLAZIONE?

Sembrava dovesse essere la più grande rivelazione del daytime di Raitre. Invece, a conti fatti, è sull’orlo del baratro e il rischio chiusura incombe in maniera prepotente alla sua porta. Agrodolce, la produzione RaiFiction nella costituzione della quale ha collaborato la RaiEducational di Giovanni Minoli, infatti, stando a quanto riferisce Repubblica, pare non avrà una seconda serie in realizzazione per un taglio di finanziamenti da parte della Regione Sicilia, lo stesso panorama sul quale si stagliano le vicende delle sei famiglie prese in esame dalla soap, in onda ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 20.05 sulla terza rete Rai. Eccola:

Futuro a rischio per la soap Agrodolce. La Regione Sicilia non ha rinnovato la convenzione che finanzia il team di Giovanni Minoli di 12,7 milioni di euro all’anno. Per l’assessore Antonello Antinoro “non sono chiari i ritorni d’immagine che giustificano un intervento finanziario di tale portata”. Non è uno stop definitivo, almeno non ancora. Antinoro si dichiara deciso a “non ritirare il finanziamento” per “continuare la programmazione della soap”. A patto, però, che “si chiariscano alcune parti dell’accordo” con “un incontro con i vertici Rai, insieme al presidente Lombardo”. Lo rivela oggi Repubblica, che svela anche i retroscena politica della decisione di Antinoro.

Un fulmine a ciel sereno.
La produzione, affidata all’agenzia Einsten, ha già realizzato le prime 230 puntate, ma per andare avanti non può fare a meno del finanziamento regionale. La Rai, infatti, mette i propri 13 milioni a patto che la Regione Sicilia proceda al cofinanziamento. Niente soldi dalla Regione, niente seconda serie di Agrodolce, quindi. L’ideatore dell’operazione, Giovanni Minoli di RaiEducational si dichiara amareggiato: “Abbiamo già fatto un miracolo, grazie all’aiuto di molti siciliani che hanno capito l’importanza di questo investimento. Abbiamo creato occupazione e innescato un processo industriale moderno. Se qualcuno pensa che abbiamo sbagliato non spetta a me decidere di conseguenza.

Retroscena politici. Scrive Antonio Fraschilla su Repubblica: “La partita in realtà è aperta. Antonio, Udc da 30mila voti, vuole entrare nella partita Agrodolce, gestita in passato dal forzista Gianfranco Miccichè che nel 2006 aveva presentato in pompa magna il progetto. Antinoro vuole dire la sua soprattutto sulla formazione e il reclutamento del personale, in una fiction che ha già creato centinaia di posti di lavoro: a Termini Imerese oggi lavorano 280 maestranze, 3800 comparse, 200 attori secondari e 21 attori principali”.

In effetti, al di là degli scenari politici ed economici, oltre ovviamente ai rapporti che intercorrono le varie parti in esame, c’è da dire che Agrodolce non ha mai fatto breccia nel cuore degli italiani. Forse per la collocazione difficile in palinsesto, forse per la cupezza delle riprese e delle dinamiche, che si oppongono totalmente alla floridità e alla brillantezza, pur acquisita in secondo tempo, del gemello Un posto al sole, dal quale avrebbe dovuto trarre maggior esempio, il romanzo popolare, dall’alto (?) del suo 5% di share, non ha neanche seguito il cammino della soap napoletana, iniziata anch’essa a tentoni. E di tutte quante le guest star annunciate, pochissime se ne sono viste in onda. Una resa maggiormente deludente a partire dalle aspettative poste nella maggior parte dei telespettatori in termini di presentazione?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Finalmente si scoprono le carte. La soap di minoli è una porcata. La telenovella da barbiere intitolata Agrodolce con uno share del 3%, ha creato "dice il gianni" tanti posti di lavoro; 3880 comparse, a scemo fare la comparsa per due giorni è un lavoro? 200 attori-- attori? a scemo sai distinguere un cocomero da un attore. 21 protagonisti/e ebbe visto che per gli Italiani l'Arcuri è un'attrice ti concedo il titolo. Siete stati voi a mettere tette e culi a posto dell'arte distruggendola, l' italiani popolo di pecoroni ignoranti che si dichiara Europeo mentre divide l’Italia con nord, centro, sud e padania, ama sentirsi come quelli della tv. La lotta di agrodolce oltre alle pessime scelte di minoli, che cambia registi ed attori continuamente, circondandosi solo di dilettanti come lui, è giunta oggi alla disputa dei politici, voglio i miei raccomandati, dice lui; voglio i mie raccomandati dice l'altro, la politica di vita non solo del sud, ma dell’intero Bel paese si ripete, dichiarando, che dai tempi degli antichi romani sono cambiati gli abiti no le abitudini. La storia siamo noi, caro giornalaio, sarebbe ora di cambiarla