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sabato 3 gennaio 2009

EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA: "APPROFITTO DELL'INVITO DELLA SIG.RA CARLUCCI PERCHÈ IL NOME DELLA MIA FAMIGLIA È STATO TROPPO SPORCATO"

Come nella miglior tradizione del genere reality, quando ne ha inizio uno a partire dal macrogenere, hanno contemporaneamente avvio le classiche interviste per dichiarazione di intenti, per giustificazione delle parti prese o anche per farsi acclamare prima ancora che sullo show si accendano le prime luci. La prima in ordine cronologico è quella fatta al principe Emanuele Filiberto di Savoia, già protagonista di un altro simil-reality, il flop Il ballo delle debuttanti, in qualità di giudice d’onore – eh? –. Leggiamola, tratta integralmente da Il giornale:
Dieci gennaio, Roma: si dia inizio alle danze. Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia, presente, va in onda su Ballando con le Stelle. Per la serie non mi voglio far mancare proprio nulla, ecco che il principe di Venezia e di Piemonte si appresta a scendere in pista. Ci ha provato con la pubblicità delle olive, ci ha provato con un partito politico dell’ultima ora, sta per partire con l’abbigliamento ma è arrivata l’ora del destino per uno show televisivo, tango, flamenco, rock, prima serata, ascolti garantiti.

Allora, da dove partiamo?
«Ho deciso di mettermi in gioco facendo un passo indietro. Credo molto nei media, nel potere della televisione. Oggi puoi entrare nelle case di cinque, sei milioni di italiani e riesci a farti conoscere meglio. Dopo tutti questi anni in cui il mio nome e il nome dei Savoia è stato sporcato da troppe storie ho voluto approfittare dell’invito della signora Carlucci».

Ha deciso di ballare per farsi conoscere meglio?
«Voglio che la gente sappia chi sono veramente, l’immagine mia e della famiglia è stata tornita a proprio piacimento, voglio essere giudicato come Emanuele Filiberto, i Savoia stavolta non c’entrano, datemi una chance».

Una chance che verrà decisa dal popolo dei telespettatori.
«Perché l’Italia che cosa è?».

Ce lo dica, per favore.
«Quella che ho imparato a conoscere dopo l’esilio, l’Italia degli artigiani, dei lavoratori che si alzano presto al mattino e che portano a casa i soldi per la famiglia, il Paese vero, non certo quello dei grandi imprenditori e dei politici».

L’Italia che non ha votato per lei, all’ultimo posto delle preferenze.
«Guardi che sono state date cifre sbagliate, non si è tenuto conto che io mi sono presentato esclusivamente per la circoscrizione Europa, tralasciando l’America e l’Asia. Facendo i conti veri ho ottenuto l’1,6 per cento, un valore più alto di certe formazioni politiche che fanno saltare i governi. Non dimentichi che il mio partito era stato creato in tre settimane. Ci credo ancora, so che ce la farò, guardate la Lega, l’onorevole Bossi ha dovuto sudare e impegnarsi prima di diventare il terzo, quarto partito del Paese».

Dunque non lascia ma raddoppia.
«Lo voglio fare per il mio Paese, lo farò anche unendomi a un grande partito o da solo. Qualcuno pensa, se Emanuele Filiberto si presenta alle elezioni o prende il 20 per cento o è bocciato. Qualunque cosa io faccia, vengo colpito, a destra come a sinistra».

Mai cercato dalla sinistra?
«Mai, non fa parte del mio orientamento politico anche se nutro grande rispetto per un valido politico come D’Alema e ho un rapporto cordiale con l’onorevole Veltroni».

Non la pensa con la Beatrice Borromeo.
«Non la conosco personalmente, è molto bella, è molto intelligente ma so che se Santoro l’ha voluta è grazie anche al cognome ed è facile sputare nel piatto in cui si mangia. So anche che il nome Savoia mi ha aiutato ma anche penalizzato».

Veniamo a cose prosaiche. Lei, con suo padre, ha presentato una richiesta di risarcimento danni allo Stato italiano, nell’ordine di 260 milioni di euro e adesso che fa, prende i soldi in un altro modo, dai contribuenti, a scalare dal credito?

(Ride, di botto) «Innanzitutto vivo lavorando, mi mantengo da solo, ben vengano i compensi, anche in quest’occasione. I soldi non cadono dal cielo e non capisco la demagogia di certi giornali. Guardi che quella storia fu presentata male e capita peggio. Noi non abbiamo mai intentato un processo ma scritto una lettera a Prodi e al capo dello Stato per ribadire che non desideravamo far scadere i termini della procedura. Stupidamente gli avvocati scrissero quelle cifre, ci fu un fraintendimento, poi alcuni rappresentanti del governo e Raitre, con la trasmissione Ballarò, si buttarono a capofitto contro di noi e ne venne fuori un putiferio».

Ne vuole ancora parlare?
«No, basta, spero che tutto sia finito ma voglio ricordare che io sono nato nel 1972 a Ginevra e non ho nulla a che fare con quello che era accaduto prima. A meno che qualcuno, forse molti, vogliano discriminarmi per questo. Ricordo anche che la Corte europea per i diritti dell’uomo era pronta a sanzioni contro l’Italia per l’esilio. Tornando a quella lettera, furono commessi errori, chiesi scusa, la chiedo ancora e mi auguro che finisca qui».

Lei ballerà da principe o da semplice cittadino?
«Mai frequentato i balli di corte, roba di altri tempi. Sono un tronco, la mia maestra, Natalia, alla quale la signora Carlucci mi ha affidato, voleva tornarsene in Russia visto come me la cavo. Tra l’altro ho ancora i postumi per un incidente di cinque anni fa in motocicletta, il braccio è rimasto leggermente bloccato. La discoteca era una cosa, libera, quando ero più giovane. Amo gli U2, gli Oasis, Amy Winehouse, i Coldplay. Ma il ballo è una cosa seria. Io non sono uno di corte ma di cortile».

Che fa, imita la Beatrice Borromeo? Parli dello spettacolo, a casa come hanno reagito?
«Mia madre e mio padre si aspettano sempre, ogni giorno, di tutto da me. “Speriamo che tu non faccia una brutta figura”, mi hanno detto».

E sua moglie?
«Mia moglie canta e balla magnificamente. È stata splendida in Irma la Dolce e ne la Cantante di Messico. Fino a giugno sarà impegnata al teatro Edoardo VII di Parigi con una pièce di Sasha Guitry. Ha capito che voglio divertirmi. Del resto ci siamo conosciuti per gioco».

In che senso?
«Cena di beneficenza, organizzata da Alberto di Monaco. A un certo punto era prevista una esibizione di scherma, prendo il fioretto, di fronte c’è Clotilde, sono poco galante e tocco per primo. Il resto lo conoscete».

A differenza del barone francese lei partecipa per vincere.
«Non pretendo di vincere, sono un tronco ma ce la metterò tutta per far divertire e divertirmi».

Non crede di venire alla fine usato dal gioco, dalla Rai?
] «E allora? Che faccio? Mi chiudo in casa e vivo blindato? So che la mia partecipazione potrà aggiungere ascolti o anche toglierli ma so anche prendermi in giro».

Principe o Emanuele Filiberto, che cosa farà da grande?
«Impegnarmi per il mio Paese. Come imprenditore partirà una mia collezione di abbigliamento (Principe d’Italia, sede Bari) ma credo che soltanto impegnandomi in politica, veramente, potrò ottenere il risultato che sogno per il mio Paese. Ricordate, io non sono uno di corte ma uno di cort-ile». Gli inquilini sono stati informati. Nell’attesa, si dia inizio alle danze.

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