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venerdì 12 settembre 2008

MIKE BONGIORNO, PROFESSIONE... DJ?!?

Michael Nicholas Salvatore Bongiorno: in poche parole, la televisione. La storia, il passato, la gloria. Quando parliamo del grande Mike, non possiamo parlare di uno dei più famosi volti della tv italiana. Sbaglieremmo. Il re dei quiz è il volto più conosciuto della piccola scatolina nera, non uno dei tanti. Capostipite e pietra miliare della stessa, condusse, infatti, il primo programma della tv di Stato, la neonata Rai del lontano 1954, intitolato Arrivi e partenze, al quale poi seguirono alcuni must del tubo catodico, indimenticabili ed indimenticati, come il quiz Lascia o Raddoppia?, Rischiatutto, e, in Mediaset, azienda in cui passò agli inizi degli anni '80, Bis, Superflash, La ruota della fortuna e così via. Una brillante carriera ricolma di successi che, per ovvietà dei fatti, ossia per il naturale avanzamento di età, negli tempi è stata un po’ in calando. Anche per SuperMike, così come venne denominato, passano gli anni, seppur la lucidità mentale sia rimasta sempre intatta ed illesa dal tempo, alla quale viene data sfoggio nelle numerose interviste che ha fatto per più rotocalchi e riviste. Mediaset lo relega alla rete geriatrica, Rete4, affidandogli programmi che non fanno storia, e forse non avevano neanche intenzione di farla: più un contentino che altro. L’ultimo, in ordine di tempo, Il migliore, il quiz che decreta lo stop (momentaneo?) delle conduzioni targate Biscione. Da lì, si conta solamente quella per Miss Italia 2007, edizione ricordata più per le polemiche con la co-conduttrice Loretta Goggi che per una brillantezza relativa allo svolgimento del lavoro. Alcuni programmi gli vengono tolti dal naso quando pareva certo il possedimento degli stessi (è il caso, tra gli altri, di 1 contro 100, condotto poi da Amadeus, e di Tutti pazzi per la tele, che sarà di proprietà Antonella Clerici). Se televisivamente parlando Mike Bongiorno è out, come nei migliori casi, si è reinventato. Il suo nuovo ruolo? La spalla dello showman che meno appare sugli schermi della tv, ovvero Fiorello. E da questo ruolo pare non esserci la volontà di allontanarsi.

Mandando letteralmente all’aria tanti anni di onorata carriera, al posto delle sue inimitabili gaffes (chi non ricorda quella della signora Longari? «Ahi, ahi, ahi, Signora Longari... Lei mi è caduta sull'uccello!») ha preferito coprirsi di insulsaggine, per voler essere diplomatici. È così che Mike diventa testimonial per una nota azienda di linea telefonica, insieme al suo “pigmalione” Fiorello. Nel migliore dei casi (innumerevoli, infatti, sono state le versione di tale tipo di spot) è croupier di una roulette all’interno di una fantomatica trasmissione intitolata Rischianiente alla quale partecipa Orietta Berti, o al massimo "casalingo" in mutande, mentre stira una lunga pila di camicie. Può apparire simpatico quando impersona Giuseppe Garibaldi o un normale pizzaiolo italiano. La risata sorge, spontaneamente, o anche solamente un sorriso. Le dolenti note iniziano quando, ad esempio, è un barbone da quattro soldi e forse neanche, o, ancor peggio, un Mike versione majorette, insieme all’inseparabile Fiorello e al compagno d’avventura Baldini, per festeggiare il primo posto in classifica del loro cd. Ma il culmine non fu ancora raggiunto.

Settembre 2008: Fiorello, in una sorta di villa, urla a squarciagola il nome di Mike, probabilmente persosi, chissà dove. Lo spot non fa capire agli spettatori dove sia il conduttore (il fatto che l’offerta vada in secondo piano è un altro paio di maniche). Pochi giorno dopo, circola un nuovo spot. È stato trovato Mike. Ed adesso è un disc jockey, che fa ballare orde di ragazzi ammassati l’uno sull’altro. Un Mike che, nella pubblicità, si rifiuta di riconoscere lo showman siciliano che vuole portarlo via, per continuare nella sua nuova attività di "mescolatore di dischi".

Adesso, al di là dello spot in sé e per sé, ciò che fa riflettere è un’altra cosa. È giusto che un artista del calibro di Mike Bongiorno debba ridursi a svolgere questi ruoli infimi, sfioranti il ridicolo? Ciò che viene meno è il rispetto per se stessi, per la propria carriera, un qualcosa che è mascherato come eterno mettersi in gioco. Più che altro, ciò che traspare, è che questo è l’unico appiglio al quale aggrapparsi pur di rimanere sulla cresta dell’onda. O forse, a galla. Sarebbe stato più coerente accettare il passare degli anni, il rendersi conto che è stato messo in atto un giusto ricambio generazionale dal quale si è esclusi, e mettersi da parte. In questo modo, forse, il ricordo di un grande come lui è macchiato da questa “colpa”. A maggior ragione che la musica non è il suo forte: è al limite dell’ascoltabile il mix da lui fatto nello spot!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ci ha insegnato cosa significa la professionalita'. E' un immortale.

Ciao Mike.