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domenica 4 gennaio 2009

MASSIMO GILETTI: TRA INCOERENZA ED EGOCENTRISMO, LA RIPETITIVITÀ DELLE DICHIARAZIONI

La televisione è fatta di certezze, di scoperte, di delusioni, di amarezze, di sorprese. La televisione insegna che ciò che essa passa è pur sempre frutto di un grande lavoro fatto dietro le quinte, che ogni persona che si propone dinanzi alle telecamere è unione tra ciò che le è suggerito da un gruppo autoriale e ciò che ai fatti è, ciò che rappresenta la sua indole, il proprio carattere. Proprio quest’ultimo, più che nelle varie trasmissioni che si è chiamati a condurre, emerge in particolar modo nelle consuete interviste che il personaggio di turno, in voga o meno, rilascia a destra e a manca. Leggendo fra le righe qualora l’essere sibillino prevalga su quello schietto, o leggendo così com’è il pensiero del momento dalle chiare parole impresse sul foglio della criticata stampa, un po’, si può azzardare, che un personaggio lo si conosce. Io mi fregio il titolo, tanto per dire, di conoscere Massimo Giletti. So quando è nato, so chi era, so attualmente cosa fa, so cosa pensa, so come agisce. Questa non è presunzione, ma un semplice dato di fatto. Per assurdo, senza neanche leggere le interviste che vedono lui protagonista assoluto, so già quello che risponderà, non per filo e per segno, ma per contenuti, per forma e per tono. Perché Massimo Giletti, tanto per essere chiari, è molto ripetitivo. Alcuni gli affibbiano l’etichetta di “moralista”, altri quella di grande incoerente, enorme ruffiano. Sì, sotto sotto lo è e la cosa bella è che, magari, lo stesso lo sa e se ne compiace, in quanto si parla della sua persona, in un modo o nell'altro. Ma quella di ripetitivo, quasi fosse un robot, non so quanto lo sappia. Forse, ecco, inconsciamente non ne ha idea. Capita però che proprio oggi leggo una sua nuova intervista e quella impressione di déjà vu costante che ho assume le sembianze o di una sua dimenticanza rispetto alle dichiarazioni in proposito rilasciate in precedenza o di una voluta imposizione dei suoi pensieri. E, anzi, ogni intervista pare essere fatta con lo stampino: esulando dalle domande, le risposte sono le stesse. O qualora non lo fossero, l’incoerenza sboccia come un fiore in primavera. Voglio rendere dimensione, seppur virtuale, di ciò che è mia idea e offro qualche esempio tangibile, in modo tale che il mio pensiero possa essere assimilato e, in un certo senso, capito.

Uno dei punti ultimamente da sempre toccati dal nostro Giletti è la concorrenza con Amici di Maria De Filippi. Vediamo come evolve il Giletti-pensiero nel corso di qualche intervista differentemente datate. Nell’intervista rilasciata a Diva e Donna da noi riportata il giorno 26 novembre 2008, afferma: “Siamo gli unici in grado di reggere la concorrenza con Maria De Filippi, ce la giochiamo minuto per minuto. Interpreto l'avere contro Maria come un grande riconoscimento nei miei confronti da parte di Mediaset: per me hanno fatto scendere in campo la più forte”. Tempo di un altro paio di scontri e in quella del 7 dicembre 2008 pubblicata da Il giornale: “I nostri programmi sono molto diversi e non interessano lo stesso pubblico, ma competere con lei è stimolante”. Sarà che una sfida la si fa ad armi pare, altrimenti come la si gioca? L’ultima, in ordine cronologico, quella di oggi, quando “Per me il più grande riconoscimento è che Canale 5 mi ha messo contro Maria De Filippi”.

Non manca mai nelle sue dichiarazioni l’interessamento agli ascolti, che prende delle pieghe diverse a seconda delle ultime puntate andate in onda e già rilevate dall’Auditel. La media de L'arena non è mai tale e l’obiettività è estremamente facoltativa. A novembre: “Il bilancio appare positivo, visto che, con il nostro 20% di share […]”. A dicembre: “Sfioriamo i quattro milioni di telespettatori perché siamo controcorrente”. A gennaio: “Sì, abbiamo uno share medio di 21,3, con picchi al 25, quasi quattro milioni di ascoltatori”. Ma se solo ripeschiamo, tra le nostre scartoffie, qualcosa datata ottobre: “È un talk show che si è saputo conquistare il primo posto nel settore con circa il 23% di share”.

I sogni di Giletti: chi non li conosce? Dei nostri più intimi amici sappiamo vita, morte e miracoli, come si suol dire. Io di Giletti le so tutte, cari lettori, facendo l'eco a Tont. Leggiamo, leggiamo insieme. Proprio oggi, nello sproloquio più totale: “Voglio provare a portare qualcosa di nuovo. In fondo non ho mai proposto un progetto serale”. Mentre giusto un mese prima, tutti impegnati nell’addobbare il proprio albero: “Anch’io ho qualche idea per la prima serata”. Ancora prima, però, si diceva che voleva una seconda serata: “L’Arena nella seconda serata sarebbe perfetta”.

Questi, naturalmente, sono i punti più caldi e, sinceramente, anche quelli che più danno nell’occhio. Ma abbiamo dimenticato di citarne altri, tra cui l’evidenziazione del fatto che L’Arena sia non solo l’unico programma Rai interamente auto-prodotto, ma anche quello a cui lavorano solo quattro gatti, l’opinione per la quale il varietà che guardi al passato sia deleterio per la televisione nostrana, che il suo sogno (utopia? Si spera) più grande è quello di condurre Sanremo, proprio come Raimondo Vianello nel 1998, all’età di 78 anni. Insomma, ciò per dire cosa? Che se gli si dice cheè moralista, che se gli si affibbia l’etichetta dell’incoerente, e in questo caso anche di chi non ha poi così granché da dire, un motivo ci sarà. Giletti non ha la stoffa per poter volare alto, è troppo autoreferenziale, non ha la schiera di vecchiette pronte a fermarlo per strada, anzi. Si accontentasse della sua Arena, che "sfiora i quattro milioni di telespettatori"…

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