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venerdì 5 settembre 2008

DISTRETTO DI POLIZIA 8: FINALMENTE UN RITORNO ALLE ORIGINI?

Non c’è nulla da fare: che tu sia fan accanito o che sia un normale telespettatore, quel jingle incalzante, quel motivetto che ti si ficca in testa, esprimente pathos, emozione, che è thrilling, non può non appassionarti a ciò che, subito dopo l’emissione della sua struggente e fredda nota finale (quest’anno intonata con il rumore prodotto dal cattivo di turno che imita uno sparo), introduce. Distretto di polizia, ottava serie. È finalmente e nuovamente attivo. E quella sigla di cui vi avevamo anticipato la clip è andata in onda ieri sera alle 21.20 su Canale5. Il X Tuscolano è tornato e quest’anno promette scintille. Parliamoci chiaro: le ultime due serie avevano perso lo smalto di quelle che erano state interpretate, in quanto protagoniste assolute nei panni del commissario, da Isabella Ferrari e Claudia Pandolfi. La linea gialla, od orizzontale come dir si voglia, della sesta e settima stagione non erano questo granché. Straniante come un militante sin dal primo anno dia sfoggio al suo personale problema solamente alla sesta, come accaduto con Ardenzi (Giorgio Tirabassi) impegnato nello scovare Carrano, e dispersiva quando riguarda esclusivamente il sì protagonista, ma nuovo entrato, Marcello Fontana (Massimo Dapporto). Queste come principali motivazioni di una sorta di disaffezione che il pubblico a riservato a Distretto di polizia. Più giallo e meno quisquilie ci fu promesso. Più giallo e meno quisquilie ci hanno riservato.

L’ottava stagione entra subito nel vivo della situazione, non crea preamboli, mozza l’attesa con un carico di ansia e pathos incredibile. Il nuovo commissario, Luca Benvenuti (Simone Corrente), seppur, ovviamente, alle prime armi e per questo apparso come impacciato, goffo, impaurito, rimarca come quest’anno sia quello dell’azione corale all’insegna di un gruppo coeso nelle sue differenti parti: ciò che prevalentemente era mancato nelle passate stagioni, per la prevaricazione del singolo e dell’evoluzione della propria storia. Ciò che è stato possibile scorgere, almeno in questi primi due episodi, e quindi dando un giudizio totalmente sovvertibile, è stata una maggiore accuratezza nella ripresa delle scene, aiutate anche da telecamere che svolgono il proprio lavoro in maniera diversa, con l’incremento di zoom e primi piani , à la R.I.S. per intenderci, accentuanti l’emozione del determinato momento. I nuovi personaggi, che ci riferiamo ai buoni o ai cattivi di turno, risultano integrati sin dal primo istante, all’insegna della non perdita di tempo. Grazie all’accorgimento della comparsa alla fine della settima stagione, ad esempio, è viva ed attiva sin da subito Elena Argenti (Anna Foglietta), un personaggio destinato ad entrare nel cuore degli appassionati della serie. Nonostante, per alcune caratteristiche, anche fisionomiche, ricordi vagamente il personaggio interpretato da Claudia Pandolfi, è determinata, viva, energica. Quello che ci voleva per dare nuova linfa al commissariato un po’ stantio dopo lo spostamento dell’asse centrale più verso il commissario impersonato da Dapporto che verso il gruppo.

Quale, però, la carta decisiva in questo repentino cambio di opinione, totalmente viranti verso il positivo? Le parole del nuovo commissario non sono state aria, non sono fumo nel cielo. Tutt’altro. La forza del distretto, relativamente alla quale possiamo sbilanciarci sul fatto che emergerà sempre più, per una trama orizzontale che attraversa, uno ad uno, ogni storia del singolo componente (la morte di uno del gruppo porterà maggior unione al fine di scovare i colpevoli), è, a sprazzi, già emersa. Il distretto c’è. Non è stato spento dalla piattezza degli ultimi due anni. E, diremo, per fortuna. Le emozioni che sa regalare questa fiction, uno dei polizieschi più seguiti della storia della televisione italiana, sono tante. E già ieri ne siamo stati investiti da un carico di molte di esse. La scena finale è stata semplicemente unica nel suo genere. La contrapposizione tra nascita e morte, l’eterna antitesi del gioco della vita. E mentre qualcuno se ne va, qualcuno vede la luce. Nello stesso posto. Personaggi spontanei e non artefatti unitisi in un unico gruppo, trama orizzontale forte (che, personalmente, mi ricorda quella della terza stagione, quando bisognava scovare Carla Monti che aveva spinto la moglie di Ardenzi dall’ultimo piano di un alto palazzo e che, molto probabilmente, vedrà le stesse dinamiche ripetersi), ottima tipologia di ripresa della azioni, sottolineate, in questa prima puntata, da un utilizzo dei bei sottofondi in modo accurato ed attento, buona sceneggiatura. Le carte, quindi, per fare bene e rialzarsi da ascolti in calando ci sono, il pubblico apprezzerà? Sicuramente la prima puntata ha rimasto affascinanti per un’energia e vitalità della serie che abbiamo avuto modo di capire non essere morta.

Distretto di polizia 8 ha totalizzato, nel primo episodio, 4.813.000 per il 22% di share e, nel secondo, 4.614.000 per il 25,26%.

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