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domenica 15 marzo 2009

PANE E LIBERTA': PIERFRANCESCO FAVINO E' IL SINDACALISTA GIUSEPPE DI VITTORIO

In onda su RaiUno domenica 15 e lunedì 16 marzo in prima serata, la miniserie "Pane e Libertà" racconta la vita e le battaglie per i diritti dei lavoratori del sindacalista Giuseppe Di Vittorio, interpretato da Pierfrancesco Favino, uno dei più brillanti attori italiani. E' una produzione Rai Fiction e Palomar, regia di Alberto Negrin e tra i consulenti storici la Fondazione Di Vittorio. Nel cast Raffaella Rea nel ruolo della moglie Carolina, Giuseppe Zeno e Francesco Salvi.
Giuseppe Di Vittorio, Peppino per gli amici, comunista, segretario della Cgil, orfano del padre, a otto anni, subito capisce che solo unendo le forze dei suoi compagni di lavoro, si può ottenere una paga migliore e un pezzo di pane in più. L'unità dei lavoratori, è questo il filo rosso che lega tutta la vita, incredibile e avventurosa, di questo protagonista del Novecento. Bracciante analfabeta, sindacalista rivoluzionario, bersagliere ferito a Monte Zebio, comunista amico di Gramsci e Togliatti, combattente nella guerra di Spagna, catturato dai nazisti nella Parigi del 1938.
Di Vittorio è profondamente un uomo del popolo, più che del partito. Ripeterà sempre: "Il sindacato deve essere la casa di tutti i lavoratori, perché i lavoratori non hanno colore, sono tutti uguali, hanno tutti lo stesso odore". Per questo i cattolici lo seguono quando intuisce che è il momento di riunire nella Cgil, per la prima volta nella sua storia, comunisti, socialisti e democristiani. Per questo, durante la guerra, persino i sindacalisti fascisti gli prestano ascolto quando li incita a scioperare perché quelle paghe miserevoli affamano le famiglie italiane. Per questo il suo carisma cresce. Lo nominano segretario della Federazione Sindacale Mondiale, viaggia per mezzo mondo, si sposa due volte, ha due figli che ama profondamente, ma che non gli lesineranno dolori e critiche.
Vive come un dramma umano e personale la scissione della Cgil, dopo l'attentato a Togliatti. Ma si rimbocca le maniche: "Io non mollo", dice a quei compagni che pensano che un sindacato solo comunista in fondo sia la cosa migliore. Lui no, lui sa che quella divisione "la pagheranno tutti i lavoratori". La sua visione della vita, della lotta e della politica lo mette spesso in contrasto col partito e con Togliatti. Accade in Francia, durante la guerra, quando critica il patto Molotov-Ribbentrop, accade nuovamente nel 1956 quando, dopo la rivolta ungherese, invece di parteggiare col partito, si schiera con gli insorti. Dirà: "Quelle facce di operai e lavoratori, mi ricordano le facce dei braccianti di Cerignola".
Muore a Lecco, dopo un comizio, minato da un ennesimo infarto. Quel giorno Benigno Zaccagnini, massimo esponente democristiano, dirà di lui: "Sono convinto che adesso è in paradiso".
(dal comunicato stampa di Rai Fiction)
La fiction ha tutte le premesse per risultare un prodotto di grande qualità, sia da un punto di vista recitativo che di ricostruzione storica, talvolta carente nelle serie italiane. Le dichiarazioni di Baldina Di Vittorio, figlia di Giuseppe, che ha visto la miniserie in anteprima, lo confermano:
“Favino è straordinario. Perfino nei gesti, nelle mani, nel modo di muoversi ricorda molto bene l’intensità di mio padre. Il film è stato fatto molto bene, è forte e commovente, sicuramente colpirà le nuove generazioni, che non sanno nulla di quel periodo e della storia del movimento operaio. Ero terrorizzata quando mi hanno detto che volevano fare un film su mio padre, perché sapevo benissimo che la sua vita era piena di cose difficilmente riproducibili in una fiction. E poi pensavo di vedere qualcosa di retorico, mentre il regista Negrin, gli sceneggiatori, Favino e tutti quanti sono riusciti a ottenere un ottimo risultato”.

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